Di Mariangela Sforza –
Le particolarità del portoghese brasiliano sono state definite dai linguisti come un risultato di influenze amerindie e africane. Dal lato amerindio, la fonte è essenzialmente il Tupi, la principale lingua nativa in Brasile.
Il numero di lingue indigene brasiliane esistenti, attualmente 180, rappresenta una grande diversità linguistica. I dati a riguardo hanno permesso agli studiosi di classificare queste lingue per famiglie e tronchi linguistici. Il tronco Tupi è uno dei più grandi gruppi con una grande dispersione geografica: le sue lingue sono parlate in diverse regioni del Brasile (specialmente a sud del Rio delle Amazzoni) e anche in altri paesi del Sud America.
È composto da diverse famiglie: Tupi-Guarani, Mondé, Tupari, Juruna, Mundurukú, Ramarána, Awetí, Puruborá.
L’altro grande gruppo è quello delle lingue del tronco Macro-Jê, presenti in particolare nelle regioni dei campi (come quelle di Maranhão e Pará, fino al Sud del Paese). Include le famiglie: Jê, Karajá, Maxakalí, Bororo, Botoctió, Guató, Ofayé, Rikbaktsá, Yate. Le famiglie Karib e Aruák sono rappresentate ciascuna da 20 lingue, distribuite a nord e a sud del Rio delle Amazzoni e nelle regioni nordoccidentale e occidentale (Stati di Amapá, Roraima, Pará, Amazonas, Acri, Mato Grosso). La famiglia Páno comprende 14 lingue parlate in Brasile (Acre, Rondônia e Amazonas) ancora poco conosciute, e altre parlate in Perù e Bolivia.
Nonostante la crescente estinzione di diverse lingue in tutto il mondo, negli ultimi tempi i linguisti si sono allarmati in modo particolare per le lingue indigene brasiliane, questione che è stata affrontata in diverse conferenze. Secondo gli studiosi, queste lingue sono soggette a pressioni molto forti e si può ritenere che siano tutte minacciate dall’estinzione. Il fattore che rappresenta la più grande minaccia alla sopravvivenza di queste lingue è l’assenza di informazioni sufficienti: questo problema conduce all’incapacità di adottare misure amministrative per tutelare o promuovere le lingue native.
Il lavoro di ricerca e informazione spetta ai linguisti, per far comprendere alla società brasiliana che, come proclamato dall’UNESCO e riconosciuto dal Ministero della Cultura, tutte le lingue sono un patrimonio culturale dell’Umanità e di ogni nazione a cui appartengono. Negli ultimi anni sono stati pubblicati alcuni inventari delle lingue indigene attualmente parlate in Brasile, presentati in libri e riviste, con indicazioni sulle posizioni geografiche e dati demografici approssimativi. Grazie a questi strumenti, è stato possibile determinare quali lingue sono in pericolo di estinzione a causa del ridotto numero di usuari. La presenza di queste minoranze linguistiche è anche causata dallo sterminio delle popolazioni indigene da parte degli invasori.
Il ridotto numero di lingue che sono sopravvissute sino ad oggi necessita di riconoscimento e tutela da parte del governo brasiliano, che è responsabile delle popolazioni autoctone e del sostegno a programmi di ricerca per evitarne l’estinzione. I governi più conservatori tendono a non rispettare i diritti delle minoranze, al contrario, hanno cercato di porre fine alle loro storia culturale. Jair Bolsonaro, politico nazionalista di estrema destra, presidente del Brasile dal 1° gennaio 2019, ha sollevato polemiche sulla gestione del governo brasiliano della questione indigena. Dopo essere stato eletto, ha elaborato un decreto provvisorio, secondo il quale le attività di identificazione, delimitazione, demarcazione e registrazione delle terre indigene del paese, debbano andare sotto
la responsabilità del Ministero dell’Agricoltura. Questa misura ha ampliato i poteri di quest’ultimo, causando la perdita di queste funzioni da parte della Fondazione Nazionale dell’Indio (FUNAI), insieme al coordinamento e alla concessione di licenze ambientali nelle terre coinvolte, che include il permesso per la costruzione di dighe idroelettriche, ferrovie e autostrade nei pressi delle comunità indigene.
Questa politica è stata molto discussa negli ultimi tempi e la resistenza indigena ha dimostrato di voler difendere i propri diritti con la mobilitazione nazionale “Acampamento Terra Livre”, svoltasi tra il 24 e 26 aprile 2019 nella capitale, Brasilia. Durante questi giorni è stata richiesta la tutela dei diritti costituzionali degli indios, riguardanti il poter vivere nella propria terra, secondo i propri valori e tradizioni. La comunità indigena continua a combattere contro le grandi compagnie minerarie e agroindustriali, i proprietari terrieri e il razzismo che, purtroppo, sopravvive ancora in questo XXI secolo. È necessario fare tutto il possibile per poter tutelare queste minoranze linguistiche, che rappresentano una parte importante del patrimonio culturale portoghese e brasiliano.