Di Giacomo Collini –
Se le fotografie possono essere in bianco e nero, difficilmente lo saranno i fotografi che le hanno scattate. Quando guardiamo una fotografia, ciascuno di noi sente e vede una unicità di significati ed emozioni. Parimenti, il fotografo parla del proprio lavoro e racconta la sua realtà con una dovizia di colori e sfumature che noi, come interpreti, siamo chiamati a restituire. Il bianco e nero non fa al caso nostro: dovremo essere pronti a sfoggiare una colorita serie di soluzioni traduttive che trasmettano le sensazioni, le suggestioni, le impressioni, le emozioni – meglio avere pronta anche una bella tavolozza di sinonimi e parole affini – che uno scatto vuole suscitare.
Per quattro anni mi sono districato tra questo groviglio di colori (e pensare che sono daltonico…) collaborando con il festival di fotografia di Savignano sul Rubicone come interprete bilaterale, di consecutiva e simultanea sussurrata per gli ospiti stranieri di punta invitati a condividere la loro arte con il pubblico. Ho affianco Max Pam, Seba Kurtis e Andrew Moseley, Larry Fink, Michael Weir e Carine Dolek. Se per una cabina si richiede il materiale congressuale (PPT, discorsi scritti, video, e quant’altro), quando si lavora in consecutiva per le letture portfolio, gli incontri con l’autore o le visite guidate alle mostre tocca a noi improvvisarci speleologi.
Come ci si prepara per tradurre un fotografo?
- Sii un po’ Jessica Fletcher
Tirate fuori la lente di ingrandimento, indossate un capello e un trench, imboccate una pipa se volete, ma soprattutto abbracciate la natura ficcanaso di Jessica Fletcher e fate ciò che sapete fare meglio: gli internauti. Ormai noi traduttori e interpreti non abbiamo più scuse: dobbiamo saper maneggiare Google et similia come il nostro smartphone, e usare la «ricerca avanzata».
- Interviste già pubblicate
What’s in a name?, diceva qualcuno. Nel nostro caso, una mina d’oro. Digitarlo su Google ci restituirà risultati in cui si parla, anche succintamente, del lavoro, dei premi, delle opere e della vita del nostro artista, il che è già una manna dal cielo. Non mancano mai nelle interviste che interpretiamo riferimenti più o meno diretti ad opere precedenti, momenti di svolta, biografia, studi e aneddoti particolarmente eloquenti o significativi che il fotografo è solito condividere con l’intervistatore o il pubblico. Dunque, un consiglio spicciolo è di cercare non articoli casuali, ma interviste pubblicate su riviste e periodici. La ricerca avanzata ci aiuta a impostare il paese e la lingua dei risultati per ottenere una prima scrematura.
- Video di YouTube
Ugualmente prezioso è YouTube. Fotografi di spicco saranno già intervenuti in altri festival o conferenze. I relatori tendono a ripetersi quando partecipano ad eventi affini in cui vengono invitati a trattare tendenzialmente gli stessi argomenti, che sia la loro opera o il loro campo di specializzazione. Se siamo fortunati, queste informazioni ritorneranno nella nostra interpretazione e potremo più facilmente anticiparle e memorizzarle. Repetita iuvant. Inoltre, il video del discorso è fondamentale per analizzare come parla il nostro fotografo: accento, intonazione, prosodia, intercalari, nonché parole, concetti, analogie e metafore particolarmente ricorrenti. Sapere è potere, in questo caso poter non solo anticipare – e dunque alleviare il carico della memoria di lavoro – ma anche produrre una resa soddisfacente nella lingua d’arrivo senza dover improvvisare una traduzione sbilenca, per quanto funzionale.
Memoria visiva
Trattandosi di fotografia, la ricerca per immagini è chiave. Non sono solo le parole, ma anche le fotografie con cui dobbiamo familiarizzarci, soprattutto quelle esposte nella mostra del momento e quelle vincitrici di premi, che vengono immancabilmente ricordate. Personalmente, non è mai stato il mio forte associare immagini e titoli, ma ricordo le ore perse e sfogliare Google immagini preparandomi a interpretare il fotografo di turno. E puntualmente, i riferimenti venivano a fuori come un coniglio dal cappello.
Lingue e linguaggi
Linguaggi creativi
La fotografia è un linguaggio visivo complesso e la sua traduzione in linguaggio verbale sarà altrettanto complesso. Ogni volta che ho interpretato al SI FEST mi sono dovuto lasciare assorbire da una lingua talvolta così volatile da sembrare sfuggente; una lingua setosa, creativa, sperimentale, insolita, letteraria che richiedeva un enorme sforzo cognitivo per concettualizzarla e poi renderla in italiano. Non è per nulla immediato rievocare il perfetto traducente che mantenga lo stesso livello di artisticità. Stavo interpretando in consecutiva Larry Fink, di per sé molto sperimentale con il linguaggio, quando utilizzò l’espressione sheets of sound. A posteriori, scuoto la testa e sorrido, ma sul momento ricordo che mi attanagliò il panico: titubai su sheets in associazione a sound, perché “lenzuoli di suoni” mi sembrava una formulazione ridicola. Invece, si trattava proprio di quello. Collocazione insolita, ma questa è l’arte: suggestione e, talvolta, sgomento. A riprova che interpretare per i fotografi che piegano la lingua alla creazione può essere un arduo compito.
Terminologia settoriale
Sì, è vero. Finora ho sproloquiato sulla natura suggestiva e creativa del linguaggio (verbale) della fotografia. Eppure, anche la fotografia è una professione con il suo linguaggio tecnico. Nelle letture portfolio soprattutto, in cui aspiranti fotografi sottopongono il proprio lavoro al giudizio degli esperti, non è insolito che l’attenzione si sposti sul tipo di macchina fotografica, la durata dell’esposizione, particolari tecnici e tecniche di ritocco manuale o informatico. Se sheets of sounds ci permette certo margine di manovra per tradurlo, termini come acutanza, distorsione, dissolvenza, dispersione, conchiglia oculare o soffietto no. Ci vengono in aiuto i siti e le riviste specializzate, nonché le pagine web di altri festival di fotografia (che sia PhotoEspaña a Madrid, Rencontres d’Arles in Francia o il Belfast Photo Festival del nord Irlanda) da cui andare a estrarre la terminologia tecnica per creare il nostro «glossario di primo soccorso», come lo definisco io, cioè quella lista minima di supporto da incollare al blocco di consecutiva per le situazioni di emergenza. D’altronde, non è pensabile ingozzarsi di terminologia in un colpo solo e pretendere di memorizzarla.
Qui un esempio : Glossarietto fotografia EN IT
Conosci il tuo pubblico
L’aspetto più spaventoso della consecutiva per il festival di fotografia è il pubblico che assiste alle conferenze o interviste con il fotografo. Non siate ingenui: spesso è un pubblico specializzato, conoscitore dell’artista e della disciplina, pronto ad additarvi al primo inciampo. Ecco perché una minuziosa rassegna delle fonti reperibili sull’autore (biografia, percorso fotografico, maestri, colleghi, collaborazioni, premi, e simili) è un salvavita: se costui menzionerà il nome di un collega con cui ha lavorato vent’anni fa e che tutti conoscono, lo conoscerete anche voi. E se proprio va male, la tecnica della generalizzazione – o rimettere al pubblico la comprensione di chi si sta parlando – è un buon stratagemma per non capitombolare: “quando lavorai con il collega che tutti voi conoscete bene, autore della raccolta XY”, e ci siamo tolti dall’impaccio. Tuttavia, la bellezza del pubblico sta anche nell’apprezzamento del lavoro dell’interprete, perché per quanto esperto di fotografia, spesso è parecchio digiuno di lingue, e non manca di avvicinarsi e spendersi in complimenti per l’interpretazione.
In conclusione, tradurre i fotografi è una sfida, dalla preparazione dell’incarico fino alla prestazione in consecutiva. Tra informazioni da reperire, titoli di raccolte fotografiche da memorizzare, riferimenti settoriali, terminologia tecnica e uso creativo della lingua, interpretare per la fotografia è un’attività dinamica, stimolante e parecchio soddisfacente.