Di Chiara Covatta –
Ovvero come ho appreso l’arte della pazienza
Se avessi ricevuto 50 centesimi per ogni volta che mi hanno chiesto se il cinese fosse difficile, ora sarei sicuramente milionaria. Apprendere la lingua cinese non è certo un gioco da ragazzi, ma ancora più complicato è poi addentrarsi nel settore commerciale e tradurre per le aziende che stabiliscono rapporti con il nostro paese o viceversa; ma facciamo un passo indietro, come ci sono arrivata alla lingua cinese?
Credo tutto sia cominciato quando ero molto piccola, intorno ai 6 anni…sapete quando i bambini cominciano a praticare un’attività sportiva, no? Ecco, io in modo diretto scelsi le arti marziali, e lasciando basiti i miei genitori aggiunsi pure “Perché poi io da grande imparerò anche il cinese, vedrete!”: chi se lo poteva immaginare che quella sarebbe stata una grande verità? Negli anni l’interesse per la cultura cinese l’ho sempre mantenuta, e dopo il liceo scelsi di iscrivermi proprio alla facoltà di Lingue e Civiltà Orientali e in seguito di proseguire con la specialistica in Comunicazione Interculturale d’Impresa, perché durante la triennale avevo compreso benissimo quanto importante fosse non solo la conoscenza della lingua cinese, ma anche di imparare a mediare e comunicare con una cultura tanto diversa dalla nostra, anche nella lingua scritta.
In quegli anni cominciarono i miei viaggi in Cina, prima per studio, poi per lavoro, in quanto cominciai a stringere rapporti con aziende Italiane che cominciavano la loro avventura in Cina e con aziende Cinesi che avevano sempre maggiori richieste da parte di clienti Italiani.
Nel periodo degli studi avevo imparato dai libri e dai docenti la grammatica, la scrittura dei caratteri, l’uso dei quattro toni nella lingua parlata e tutte le particolarità di una lingua così lontana dall’Italiano, ma solo i miei soggiorni all’estero mi hanno permesso di acquisire fluidità e sicurezza nella lingua parlata, ma soprattutto in quella scritta. Poi, collaborando con varie aziende e addentrandomi in una miriade di documenti scritti, materiale doganale da tradurre ed email di lavoro, capii che in realtà col cinese non puoi mai dire di aver raggiunto un livello adeguatamente alto di conoscenza. Ed è qui che appresi l’arte della pazienza, quando cominciai quindi a tradurre tutti quei documenti scritti e complicatissimi, con termini nuovi che spesso non avevano un termine equivalente in Italiano.
Come molti prima di me, anche io credevo che con gran parte di quei quasi 50.000 caratteri tutti impressi nella mia memoria potevo tradurre quasi tutto, ma dovetti ricredermi; il linguaggio commerciale in cinese è inizialmente ostico, le comunicazioni brevi e concise, e soprattutto è stato indispensabile apprendere che anche negli affari e nelle comunicazioni scritte ci sono un’etichetta e un registro da rispettare. Nello specifico, la mia esperienza diretta mi ha insegnato diverse cose:
- “La nostra azienda” e “la vostra azienda” non possono mai essere rese con dei semplici pronomi personali: esiste un “nostro” utilizzabile per lo più nel settore commerciale e un “vostro” che include anche il senso di “spettabile” con una parola sola, per mostrare rispetto verso la propria controparte (e guai a dimenticare questo piccolo ma fondamentale dettaglio!)[1].
- Siate brevi, diretti e andate subito al punto quando mandate una mail di lavoro; vi hanno insegnato che il cinese è una lingua bisillabica, ed è vero. Ma questo concetto vacilla nel linguaggio commerciale scritto, nelle mail di lavoro, nelle richieste di preventivo o quotazioni…molti termini diventano monosillabici e noterete che hanno tutti origine classica, cercate di apprendere quelli principali, vi occorreranno e soprattutto vi faranno fare una bella figura agli occhi della controparte[2].
- Anche le comunicazioni scritte seguono uno schema fisso in lingua cinese; si comincia sempre in alto a sinistra con il nome dell’azienda/persona a cui ci si rivolge, si inseriscono i due punti e sotto (se si tratta di primi contatti) si scrive il dipartimento/settore in cui quella persona lavora. Altrimenti, si passa direttamente al cognome della persona a cui vi rivolgete seguito dalla carica che occupa (direttore, manager…). Finalmente poi possiamo introdurre il corpo del messaggio, magari riferendoci all’ultimo incontro con quella persona o introducendo brevemente lo scopo del messaggio stesso; consiglio di creare un frasario o un glossario con tutte le formule di cortesia più usate per questo tipo di comunicazioni. Da ultimo si conclude con un messaggio in cui ci si augura che la collaborazione cominci o continui in modo proficuo per entrambi le parti o che quanto scritto in precedenza si realizzi, seguono poi i saluti introdotti da espressioni fisse di auguri e di commiato (anche qui consiglio di avere sempre un frasario pronto; a proposito, se vi interessa il prossimo articolo potrei farlo proprio su questo argomento!)[3]. Raccomando sempre la propria firma in basso a destra, seguendo sempre lo schema nome della nostra azienda, nostra posizione o incarico, e formula di saluto finale. Facile, no?
- Parlo di traduzione, perché sono una traduttrice, ma rispettare l’etichetta è importante anche nella lingua scritta come illustrato nel punto sopra: quando “maneggiate” una lingua e una cultura così lontana dalla nostra, rispettate le tradizioni, i tempi e i modi di contrattare e di trattare la parte cinese. Mi riferisco al concetto di tempo, su cui ho scritto anche una tesi di laurea, ma vi basterà ricordare che i tempi della vostra controparte cinese saranno più dilatati, più “rilassanti” e la fretta è una cattiva consigliera. Questo vale per risposte alle vostre mail, alle vostre richieste di quotazioni, o al semplice fissare un appuntamento o un incontro di lavoro, imparatelo voi e poi cercate di farlo apprendere alla persona con cui collaborate, perché questo punto vi assicuro crea incidenti e brutte sorprese a livello interculturale. Mediate, sempre!
Concludo questo mio primo articolo consigliando a chi studia già il cinese o a chi ha intenzione di avvicinarsi a questa lingua meravigliosa di non lasciarsi mai spaventare e di non stancarsi mai di approfondire lo studio e la conoscenza del proprio settore di specializzazione quando ci si rivolge alla traduzione. Perseverate sempre e non arrendetevi mai, le soddisfazioni sono davvero tante e col tempo diventerete sempre più precisi… e pazienti!
[1] Normalmente “Nostro” e “Vostro” in cinese sono resi rispettivamente come “Wǒmen 我们” e “Nǐmen 你们”, ma in ambito commerciale diventano “Běn 本” e “Guì贵”.
[2] Per esempio, “已yī” può sostituire “已经 yījīng” oppure “今jīn” abbrevia l’espressione bisillabica “今天jīntīan”.
[3] Lascio anche qui alcuni degli esempi di formule di commiato e di saluti in abito commerciale: “盼复 Pànfù (Nella speranza di una pronta risposta)”, “生意兴隆 Shēngyi xīnglóng (Affari prosperi)” e ancora “合作成功 Hézuò chénggōng (Buona riuscita della nostra collaborazione)”.
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